mercoledì, aprile 26, 2006

ERA IERI - Enzo Biagi -

Un lungo racconto, la storia di un uomo che ha scelto il mestiere di giornalista.La copertina
A colloquio con Loris Mazzetti, suo collega per dieci anni a Rai Uno, Enzo Biagi si confessa e rivive le emozioni, i successi e le delusioni di una vita da grande firma del giornalismo italiano, della carta stampata prima e poi anche, e soprattutto, della televisione. Un successo strepitoso fu quello della sua trasmissione Il fatto, quella striscia quotidiana che andava in onda su Rai Uno in prima serata e riusciva a inquadrare la notizia del giorno, con Biagi che intervistava gli ospiti di turno, sempre “con la schiena ben dritta”, mai servile, nemmeno nei confronti degli uomini politici o degli industriali più potenti nel Paese e nel mondo. Quella trasmissione, con i suoi sei milioni e mezzo in media di ascoltatori a partire dalla prima puntata del 23 gennaio 1995, che fu bruscamente chiusa dalla decisione del Presidente del Consiglio Berlusconi nel 2002, è ancora una ferita aperta nella memoria di Biagi. Infatti questo libro di rievocazioni parte da lì, da quelle 842 puntate realizzate, con 34 speciali (come quello sulle Torri Gemelle) e 1.200 ospiti, che sono state il fiore all’occhiello di una lunga carriera.
Tutto inizia nel 1920 a Lizzano in Belvedere, il paesino in provincia di Bologna dove Biagi nacque. Sull’Appennino emiliano trascorse l’infanzia e iniziò a sognare, come in Martin Eden di Jack London, di fare il giornalista. Un mestiere che Biagi immaginava come un “vendicatore capace di riparare torti e ingiustizie” e che lo affascinava tanto per quella possibilità di viaggiare e scoprire il mondo. E così poi è stato. Dopo il diploma in ragioneria ci furono i primi pezzi scritti sul Resto del Carlino, quando il giovane cronista Biagi scarpinava per una Bologna diversissima da quella di oggi e quando sui tavoli della redazione le disposizioni del Duce ordinavano cosa si poteva scrivere e cosa no. In seguito aderì alla lotta con i gruppi partigiani e nel dopoguerra arrivarono gli incarichi man mano più prestigiosi, da inviato a direttore di testata, a firma di tutti i maggiori quotidiani e settimanali del nostro Paese.
Nel 1961 l’ingresso in Rai e quel difficile rapporto con la politica che non lo ha mai abbandonato, fino al 2002, forse proprio perché Biagi ha sempre riconosciuto solo un padrone, “il lettore”, e ha sempre rifiutato di scendere a compromessi coi potenti del momento. Un uomo che per questo è stato accusato varie volte di essere un “comunista”, ma che invece ribadisce, anche in questo libro, di essere “un vecchio socialista, amico di Nenni”, a favore di un umanesimo egualitario e contrario a ogni guerra. Per un giornalista come Biagi, che ha avuto come modelli Orio Vergani, Indro Montanelli, Curzio Malaparte, Luigi Barzini e Dino Buzzati, non deve essere stato facile accettare di essere escluso dalla tv pubblica. E con questo libro, tre anni dopo, Biagi dà una prima risposta.